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Storia

La nascita dell'ISLE

di Antonio Maccanico

Storia

di Antonio Maccanico

L’idea di creare l’ISLE fu di Mario D’Antonio, alla fine degli anni cinquanta. Incaricato di coordinare il Comitato per gli studi sul decennale della Costituzione, che pubblicò due volumi di saggi, tutti di elevatissimo pregio e di autori illustri - saggi ancora oggi di stringente attualità - D’Antonio aveva dimostrato una grande qualità: quella di essere uno straordinario organizzatore culturale.

La nascita dell’ISLE sorge dall’esperienza fatta sul campo da noi giovani funzionari parlamentari, entrati nei ruoli della Camera dei deputati nel corso dell’Assemblea Costituente, e arricchiti nella nostra esperienza dalle vicende delle legislature successive, le prime del periodo repubblicano.

È stata, la nostra, una esperienza culturale, professionale ed umana veramente non comune. Eravamo stati partecipi dell’impegno, della passione, dei conflitti, dei travagli dell’Assemblea Costituente e, negli anni successivi, dei modi e delle forme nelle quali la nuova Costituzione cominciava ad operare sulle istituzioni, sulle forze politiche, sui rapporti istituzionali, sulla vita stessa del Parlamento.

Eravamo testimoni non solo e non tanto del divario che si stava creando tra le aspirazioni, le promesse, gli impegni che la nuova Costituzione conteneva e la concreta, quotidiana attività di normazione diretta ad applicarla, quanto anche delle esigenze nuove per il superamento delle carenze strutturali ed organizzative esistenti di cui la «centralità» del Parlamento sancita dalla Costituzione comportava.

Mario D’Antonio, che univa in sé una grande passione ed una inclinazione assai forte per l’organizzazione, quasi una mania organizzatoria, era il più vigile, il più sensibile nell’individuare necessità di ammodernamento, esigenze di riforme strutturali, nuovi campi di iniziativa per lo staff professionale del Parlamento, per i funzionari, il cui apporto tecnico all’attività parlamentare si rivelava ogni giorno più rilevante ed insostituibile.

Che l’assistenza dei funzionari ai parlamentari non potesse essere solo di natura procedurale, cioè di ausilio alla corretta applicazione del Regolamento nello svolgimento dei lavori parlamentari, ma implicasse anche un contributo di elaborazione della normativa e di documentazione adeguata, la nostra generazione di giovani funzionari non tardò a prendere coscienza.

E così scoprimmo anche che gli unici supporti esterni all’elaborazione normativa venivano da centri studi di parte, da organizzazioni corporative, da gruppi di pressione e da interessi settoriali.

Quando uno di noi, Francesco Cosentino, divenne Segretario generale questo complesso ordine di problemi fu prontamente affrontato, e D’Antonio fu il più tenace a portare avanti proposte, iniziative, punti di ammodernamento.

In questo contesto di aspirazioni e di esigenze, di proposte e di sollecitazioni, nacque la Rassegna Parlamentare, che ebbe come direttori Cosentino e D’Antonio. Nacque nel ’59 come voce di un «centro propulsore di attività valorizzatrici del Parlamento» e cioè l’Istituto per la Documentazione Legislativa, ad imitazione della Hansard Society inglese.

Decisivo per il salto di qualità dell’ISLE fu Antigono Donati il quale, da deputato, aveva condiviso i nostri progetti, ne aveva compreso la validità e conseguentemente impegnò tutto il suo prestigio di parlamentare ed accademico perché l’iniziativa avesse il successo e il riconoscimento più pieno.

Egli fu il primo Presidente dell’ISLE e uno degli artefici del suo rapido decollo.

La collaborazione fra D’Antonio e Donati fu veramente preziosa.

D’Antonio fu così preso dalla validità dell’iniziativa che presto lasciò la Camera dei deputati per dedicarsi full-time all’Istituto e alla sua attività.

L’Istituto acquistò subito grande peso e prestigio perché divenne la sede di dibattito di tutti i maggiori temi che poi avrebbero investito il Parlamento.

In un periodo di grande frattura nelle forze politiche nazionali, nell’epoca della guerra fredda, di una lacerazione profonda nella vita politica nazionale, l’ISLE si rivelò un’isola di razionalità, di riflessione spassionata, di valutazione, senza pregiudizi e partiti presi, delle grandi questioni che investirono il Paese.

Era forse l’unico luogo d’incontro tra maggioranza e opposizione ove non si discutesse per slogan o per prese di posizione propagandistiche, ma per valutare i problemi nella loro reale consistenza.

L’ISLE rese in quel periodo un grande servizio al Paese: possiamo dirlo senza timore di indulgere a giudizi affettivi.

Se scorriamo l’elenco degli studi e delle ricerche promossi e realizzati dall’ISLE, se ci richiamiamo ai dibattiti, troviamo una sorta di permanente memento e di caveat, di ammonimenti e di raccomandazioni che, se fossero stati tenuti presenti, avrebbero risparmiato al nostro Paese tanti travagli e tante crisi alle nostre istituzioni.

D’Antonio ebbe un grande coraggio, quando lasciò la Camera, certamente deluso dalla piega che avevano preso gli avvenimenti, dopo la fiammata di rinnovamento iniziale.

Ebbe coraggio perché pensò che fosse necessaria una spinta esterna, attraverso l’ISLE e addossò a se stesso questo difficile e rischioso compito.

Antigono Donati ebbe il merito di sostenerlo senza riserve.

L’ISLE ebbe un’altra funzione importante: costituire la sede nella quale la cultura tecnica, in particolare quella giuridica e istituzionale, potesse incontrare i responsabili delle forze politiche. Costituì un ponte solido tra i due mondi.

Oggi, purtroppo, il divario e le incomprensioni tra il mondo della cultura istituzionale, giuridica, tecnica e quello della politica è divenuto ancora più largo e profondo, come hanno dimostrato le vicende della Commissione bicamerale.

Sotto la guida di Giovanni Pieraccini e Silvio Traversa mi sembra che l’ISLE potrà continuare a svolgere, in condizioni diverse, un’opera altrettanto preziosa per la nostra vita istituzionale e politica.